giovedì 4 febbraio 2010

La vita culturale nel MSI delle origini

(prosegue)
Il Msi chiamò a raccolta gli italiani che erano disposti a rischiare impegnandosi in un partito inteso alla restaurazione dell’ordine civile e della pace nazionale. Non per impiantare una dittatura (come e con chi, se Mussolini era stato assassinato?) ma per neutralizzare i veleni diffusi dai tradizionali nemici della nostra Patria (Patria era una parola in quegli anni impronunciabile) per attizzare l’incapacitante odio civile e l’umiliante livore verso il passato.
Nelle sedi del Msi i giovani studenti e lavoratori potevano incontrare gli autorevoli pensatori che erano interpreti e custodi di quella nobile e accreditata corrente della cultura fascista avviata da Arnaldo Mussolini per promuovere la pacificazione dell’Italia moderna con la sua antica storia. Corrente che ebbe il sostegno dei filosofi Francesco Orestano, Balbino Giuliano, Armando Carlini, dei giuristi Giacomo Acerbo e Carlo Costamagna, dei religiosi padre Tacchi Venturi e fra’ Ginepro da Pompeiana, degli scrittori Domenico Giuliotti, Giovanni Papini e Piero Bargellini.
Prima che alcuni incauti professorini sedicenti liberal-risorgimentali ma emananti odori di massoneria, diffondessero un programma contemplante la riapertura della breccia di Porta Pia e lo scavo di un nuovo fossato fra italiani e italiani, gli autori attivi nel Msi (alcuni dei quali già militanti, con Niccolò Giani e Guido Pallotta, nella scuola milanese di mistica fascista) avevano progettato la rifondazione della cultura italiana sul fondamento del pensiero dei grandi autori cristiani, San Tommaso, San Bonaventura, Dante, Petrarca e Vico.
Al proposito è ben rammentare che Nino Tripodi, autore nel 1941 di un pregevole saggio che proponeva ai fascisti la filosofia Vico, seguiva fedelmente la linea tracciata da due geniali intellettuali in camicia nera, Niccolò Giani e Guido Pallotta, che si dichiaravano apertamente seguaci di San Tommaso e di Vico.
I nomi delle personalità appartenenti all’area culturale della destra sono scritti a caratteri d’oro nella storia della cultura italiana oltre che in quella della vera destra: Balbino Giuliano, Armando Carlini, Giulio Bonafede, Marino Gentile, Carlo Costamagna, Gioacchino Volpe, Nino Tripodi, Ernesto De Marzio, Vanni Teodorani, Ernesto Massi, Gianni Roberti, Sergio Bornacin.
Al loro seguito agivano giornalisti di polso, quali Longanesi, Alberto Giovannini, Bruno Spampanato, Ezio Maria Gray, Alfredo Cucco, Franz Maria D’Asaro, Franco Servello, Carlo Pisanò, Giulio Cesco Baghino, Pino Rauti.
Alla scuola di veri maestri si è formata una magnifica generazione di giovani studiosi generosamente attivi in politica, fra i quali emergevano Enzo Erra, Fausto Gianfranceschi, Giano Accame, Mario Tedeschi, Pinuccio Tatarella, Fausto Belfiori, Attilio Mordini, Silvio Vitale, Giuseppe Tricoli, Carlo Casalena, Primo Siena.
Non solo gli intellettuali lavoravano alla formazione dei giovani: in questo compito si impegnavano ex combattenti di alto profilo morale, come il capitano Basso e il capitano Minoliti, e Alessandro Guarnirei, Stefanati ecc. professionisti l’avv Giuseppe Gonella, l’avvocato Pierfranco Delpino, l’avv Fiancalo De Marchi ecc.
Il risultato del lavoro di tali educatori fu una classe dirigente giovanile di profilo straordinariamente alto: nella destra di quegli anni avevano aderito giovani che lasceranno un segno nella vita culturale e politica del secondo Novecento: Giano Accame, Domenico Fisichella, Marcello Staglieno, Mario Sossi, Pier Luigi Gatto, Amleto Ballarini, Umberto Testori, Enzo Catanoso, Stefano Mangiante, Roberto Garufi.
Lo sviluppo della cultura missina ebbe un solo arresto negli anni Settanta, egli anni settanta, quando del delicato settore fu incaricato l’avventizio e fittizio Armando Plebe, seminatore di piante ideologiche aliene. Ma qualche anno dopo, felicemente auto-congedatosi Plebe, la vita del partito riprese, con gli uomini che si erano formati nei primi anni della vita missina. Qui vorrei citare il direttore del Secolo d’Italia, Giano Accame, che ha avviato una nuova grande stagione del Msi radunando intorno al giornale i suoi amici che, intanto erano diventati capaci di far passare la nostra tradizione attraverso le strettoie della postmodernità.
In conclusione si può affermare senza tema di smentita che il successo del centrodestra sia dovuto in larga misura all’azione condotta dagli studiosi giovani e non giovani militanti nel Msi. L’eredità di quel partito di entusiasti e di coraggiosi, non può essere dissipata da visionari in corsa nella direzione traguardi disegnati da burloni. Nelle idee e nei sentimenti dei riformatori della cultura fascista, infatti, si trova la ragione e l’anticipazione dell’opera che, domani, la destra dovrà compiere: la pacificazione degli italiani.

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