lunedì 8 febbraio 2010

Giano Accame

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Insieme con Primo Siena, Fausto Gianfranceschi e Fausto Belfiori, Giano Accame (Stoccarda 1928) appartiene alla minoranza dei fascisti che hanno capito fin dall’immediato dopoguerra la necessità del rinnovamento.
Sollecitato dal suo maestro, il giurista cattolico Carlo Costamagna, ma non insensibile alle più abbaglianti suggestioni di Evola, Accame assunse una posizione d’avanguardia nella corrente giovanile, che era impegnata ad attuare il progetto (concepito da Arturo Michelini, Nino Tripodi ed Ernesto De Marzio) di adeguare il movimento alle esigenze della competizione democratica.
Non è dunque per un caso che la più intensa e diretta attività politica di Accame si svolge tra il 1952 (anno della tentata operazione Sturzo per la fondazione di un innovativo e destabilizzante cartello di centrodestra alle comunali di Roma) e il 1960, anno della manovra cattoprogressista, che fece cadere il governo costituito da Ferdinando Tambroni con il voto determinate del Msi.
In una prima fase, la attività di Accame fu dedicata alla propaganda nell’università statale di Milano (dove il Fuan, da lui abilmente diretto, ottenne insperati successi elettorali) e alla trattazione, nelle pagine della rivista “Cantiere”, di temi inusuali per l’ambiente. Esplosiva fu, ad esempio, la sua critica dell’assolutismo di Thomas Hobbes, un sistema che implicava la separazione dell’autorità dal consenso e la costruzione dello stato sul fondamento della paura.
Nel 1954, ottenuta la laurea in giurisprudenza, Accame fu sollecitato e indirizzato a professionalizzare e stabilizzare la sua attività pubblicistica, ottenne l’incaricato di dirigere la redazione fiorentina del settimanale “Lo Specchio”. Prima di esser assunto da Mario Tedeschi nella redazione del prestigioso “Borghese”, Accame collaborò anche con il settimanale “Lotta politica” di Augusto De Marsanich, con il mensile “Italia che scrive” di Nicola Francesco Cimmino, e con il quindicinale “Occidente”, nelle cui pagine Ernesto De Marzio e Carlo Costamagna sostenevano la necessità di legittimare, aggiornandola, la cultura politica della destra.
Curiosamente il meglio di sé Accame lo produsse dopo il 1960 quando, cessato ogni motivo di distrazione emergente dalla politica, poté dedicarsi interamente alla più congeniale attività di studioso e organizzatore culturale. Con Gianni Baget Bozzo, Accame partecipò, infatti, alla fondazione della rivista “Lo Stato”, prima, animosa manifestazione della resistenza tradizionalista al progressismo democristiano. In anni segnati dall’isolamento, che preparava la ghettizzazione della destra fuori dal c. d. arco costituzionale, Accame, sostenuto da De Marzio, allarmò i portavoce del salotto buono dimostrando l’insospettata, prodigiosa vitalità, l’alto profilo e l’attitudine ad aggregare della cultura esclusa. Grande risonanza ottenne il primo, spettacolare Incontro romano delle culture, che si svolse nel teatro dei Servi (11 - 14 maggio 1962), cui parteciparono, fra gli altri, il futuro premio Nobel Odysseus Elytis, Gabriel Marcel, Vintila Horia, John Dos Passos, Thomas Molnar e Russel Kirk.
Pinuccio Tatarella avendo progettato il rilancio della destra, volle che la direzione del quotidiano “Il Secolo d’Italia” fosse affidata a un intellettuale di alto profilo e prestigio. La scelta cadde su Accame, che assunse la direzione del quotidiano nel dicembre del 1988.
La direzione di Accame vivacizzò il ragionamento politico missino e diede un forte impulso alla terza pagina del giornale, tanto che l’autorevole Augusto Del Noce non ebbe difficoltà a dichiarare che “Il Secolo d’Italia” era il migliore quotidiano politico stampato in Italia.
In seguito, Accame curò per la Rai alcuni interessanti documentari televisivi dedicati alle intelligenze scomode del Novecento (Ezra Pound, Julius Evola, Italo Balbo, Filippo Tommaso Marinetti ecc.) riscuotendo il plauso della destra e della sinistra anticonformista.
Dopo aver pubblicato una monumentale storia della repubblica per i tipi dell’editore Rizzoli, sta curando un saggio sulla morte dei fascisti.
Innovatore straordinario, Giano Accame ha lasciato un segno indelebile nel profilo della destra italiana. L’ingente apporto di idee elaborate da lui in vista dell’interpretazione e del rinnovamento umanistico del fascismo è innegabile e fa di lui un protagonista della vita italiana contemporanea. Ma più importante è la sua biografia di uomo in piedi sulle rovine.

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