domenica 31 gennaio 2010

la verità su San Francesco

Nell’ambiente costituito dagli studiosi cattolici, che s’ispirano alla dottrina controrivoluzionaria di Plinio Correa de Oliveira, Guido Vignelli primeggia per il singolare acume, la mai vana erudizione e il garbato senso dell’umorismo.
La conferma delle invidiabili qualità di Vignelli si trova nel pregevole saggio “San Francesco antimoderno”, un testo agile benché sostenuto da un apparato bibliografico ingente che è pubblicato nella collana “Lepanto” dalla casa editrice Fede Cultura di Verona, in occasione dell’ottavo centenario dell’Ordine francescano.
Secondo Fabio Bernabei, l’autore dell’introduzione, la finalità del saggio è rammentare ai cattolici “adulti”, variamente disinformati, cioè fuorviati dalla scuola bolognese o tarantolati dalle scolastiche tardo-sessantottine, che “il più santo degl’Italiani e il più italiano dei santi” ha assegnato ai suoi compatrioti la missione di vivere nell’intransigente zelo per la gloria di Dio e nella generosa dedizione alla Chiesa cattolica.
Negli anni tormentati del postconcilio, uno sciame di giornalisti teologizzanti e di teologi appiattiti sul giornalismo, ha, infatti, deformato la biografia del Serafico, fino ad abbassarla a quella figura “melensa, smidollata, imbelle, remissiva e permissiva”, che è presa a modello pseudo profetico dai cristiani che l’effervescente spirito di Assisi ha istigato al pellegrinaggio nelle paludi dell’errore moderno.
Il compito di cui Vignelli si è fatto carico non era certamente dei più facili, data l’ sterminata mole della biblioteca francescana e, sopra tutto, dato l’incontrastato potere esercitato dai paroliberieri progressisti, che leggono obliquamente e sentenziano in acrobazia. Dai pulpiti prestigiosi che sono allestiti su mandato di poteri forti nell’avversione alla verità cattolica.
Per abbattere la selvaggia e gongolante foresta di favole piantate intorno alle presunte anticipazioni francescane del modernismo, del socialismo, del pacifismo, del contraffatto ecumenismo, del pauperismo, dell’ecologismo, del nudismo e dell’anticlericalismo era necessaria oltre la sgradevole lettura della torrentizia letteratura conformista, una conoscenza puntuale degli scritti di San Francesco, delle numerose testimonianze sulla sua vita e sulla sua dottrina, degli insegnamenti del magistero romano in materia e dei saggi degli autori probati.
Una fatica enorme, che Vignelli ha sostenuto per dare una solida base scientifica alle tesi esposte nel saggio i questione.
La pubblicazione di un saggio tanto documentato quanto accessibile al lettore medio è un colpo indirizzato alla vulgata cattoprogressista e andato a segno grazie all’uso elegante e umile dell’erudizione.
Vignelli ha ottenuto questo brillante risultato perché la sua vita e la sua cultura sono indenni dalla spocchia e dalla pedanteria accademica. E’ dunque auspicabile che il suo saggio abbia la vasta diffusione che merita un così importante contributo alla restaurazione ultimamente in atto del pensiero cattolico.

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