giovedì 4 febbraio 2010

San Francesco, santo antimoderno

(segue)

Il compito di cui Vignelli si è fatto carico non era certamente dei più facili, data l’ sterminata mole della biblioteca francescana e, sopra tutto, dato l’incontrastato potere esercitato dai paroliberieri progressisti, che leggono obliquamente e sentenziano in acrobazia. Dai pulpiti prestigiosi che sono allestiti su mandato di poteri forti nell’avversione alla verità cattolica.
Per abbattere la selvaggia e gongolante foresta di favole piantate intorno alle presunte anticipazioni francescane del modernismo, del socialismo, del pacifismo, del contraffatto ecumenismo, del pauperismo, dell’ecologismo, del nudismo e dell’anticlericalismo era necessaria oltre la sgradevole lettura della torrentizia letteratura conformista, una conoscenza puntuale degli scritti di San Francesco, delle numerose testimonianze sulla sua vita e sulla sua dottrina, degli insegnamenti del magistero romano in materia e dei saggi degli autori probati.
Una fatica enorme, che Vignelli ha sostenuto per dare una solida base scientifica alle tesi esposte nel saggio i questione.
La pubblicazione di un saggio tanto documentato quanto accessibile al lettore medio è un colpo indirizzato alla vulgata cattoprogressista e andato a segno grazie all’uso elegante e umile dell’erudizione.
Vignelli ha ottenuto questo brillante risultato perché la sua vita e la sua cultura sono indenni dalla spocchia e dalla pedanteria accademica. E’ dunque auspicabile che il suo saggio abbia la vasta diffusione che merita un così importante contributo alla restaurazione ultimamente in atto del pensiero cattolico.

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